Avete mai pensato, col bastone di una scopa, di picchiettare il soffitto di casa vostra?
Ebbene… qualora decideste di farlo e tutto ciò vi restituisse un rumore “sordo”, impastato ad un minimo eco, ecco… quello è un controsoffitto!
Talvolta si può intuire anche quando lo spazio fra lo stesso e il varco di una finestra è minimo e la proporzione del vano è in qualche modo “stonata”.
A titolo di esempio vi racconto la storia di una demolizione realizzata dalla sottoscritta in un cantiere in cui occorreva trasformare un ufficio degli anni ’70 in abitazione. Ecco l’immagine rappresentativa del vano in questione: per una superficie di 40 mq, i 30 cm fra la finestra ed il soffitto non mi sembravano congruenti, a maggior ragione dal momento in cui, mi trovavo all’interno di un edificio storico rinnovato negli ultimi decenni.
L'ambiente prima della demolizione
Premessa
La demolizione di un controsoffitto comporta talvolta dei rischi, perché non è sempre facile intuire veramente cosa si cela al di sopra, può capitare di non trovare nulla di interessante. I controsoffitti infatti hanno spesso una funzione di semplice isolamento, di “camera d’aria”. Qualora lo si intuisse, soprattutto se ci si trova all’ultimo piano e quindi in prossimità di una copertura, è assolutamente sconsigliabile la demolizione!
Allo stesso tempo però, per i più curiosi, per gli amanti del mistero e dell’avventura, la demolizione può essere un’operazione entusiasmante che può portare soddisfazioni infinite e straordinarie.
Questo per tre semplici motivi:
Ritorniamo però ora alla storia del vano nell’immagine (1).
Intuizione e sconforto
Dopo l’assaggio con trapano e mazzetta sono comparsi con mia grande emozione, illuminati da una piccolissima torcia, degli incantevoli travetti del seicento. Unitamente agli squisiti e fascinosi travetti, però, sono comparsi anche dei “maleducatissimi” profili in ferro atti a consolidare l’antico solaio seicentesco.
immagine dal basso verso l'alto
Cosa fare quindi? Ecco di fatto spiegato perché avevano controsoffittato il vano.
Non bisogna infatti dimenticare che dietro alla realizzazione di un controsoffitto c’è, il più delle volte come accennavo prima, una ragione valida!
Ma in questo caso specifico “la ragione” era davvero poi così “valida”?
Ci sono dei momenti in cui gli architetti d’interni, alle parole incalzanti del cantiere (il cantiere “ci parla sempre!”), devono avere il coraggio di dare una risposta chiara e decisa, di esporsi con scelte coraggiose! Quello era proprio uno di quei momenti. Non potevo tornare indietro, così ho scelto di trasformare una innegabile negatività in vantaggio e rivincita.
Il progetto
Avendo conquistato 1 metro in altezza, con 5 metri in totale, ho pensato di realizzare uno spazio soppalcato virando così da un inciampo al Tema Forte del progetto.
Ho quindi deciso di attraversare il vano con una putrella sostanziosa a sostegno di altri profilati in ferro posizionati ortogonalmente a questa, a tutto ciò ho poi aggiunto un semplicissimo tavolato in legno a doghe, molto facile da porre in opera (3).
Il soppalco si componeva a questo punto degli stessi materiali del soffitto, ma aveva ora un disegno contemporaneo, grazie all’aggiunta di una minimale balaustra in ferro e vetro.
sulla sinistra il soppalco
In buona sostanza, attraverso gli stessi materiali, lo stesso linguaggio, la tinta nocciola per tutti gli elementi in ferro (un colore doverosamente “silenzioso” data la complessità dello spazio, sono riuscita a rendere lo spazio omogeneo e calibrato.
Conclusioni
Oggi quindi le putrelle del consolidamento sono scomparse, o meglio, sono diventate un tutt’uno col progetto, un segno forte quasi immancabile.
Chi lo avrebbe mai detto? Senza contare i 16 mq calpestabili in più dello spazio soppalcato!
Più spazio vivibile, più spazio architettonico, più spazio storico: questa è la magia della tematica dello Spazio nell’Architettura!
Il risultato finale