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Claudia M
Redattrice
29/12/22-16:32 (modificato il 21/12/23-12:02)

Temperature proibitive, freddo, gelo, neve… gennaio non è certamente il mese ideale per dedicarsi alla coltivazione né il momento giusto per fermarsi e attendere tempi migliori. Uno dei tuoi buoni propositi per l’anno nuovo è la cura dell’orto? I trapianti da fare non sono molti e la coltura protetta è da prediligere, specie se vivi in una zona fredda. Gennaio, però, è il periodo giusto per dedicarti a tutto ciò che altrimenti trascureresti se l’orto fosse in piena attività. Capire cosa piantare a gennaio è piuttosto difficile perché molto dipende dalle caratteristiche della zona in cui vivi. Se l'inverno è rigido, il terreno dell’orto sarà quasi sicuramente ghiacciato; quindi, il consiglio è di rimandare il trapianto ai mesi più caldi. Invece, se vivi in una zona in cui il clima è più mite, tra le colture che puoi mettere a dimora in pieno campo ci sono le cosiddette “bulbose”, ovvero tutte quelle verdure che crescono sotto terra e che per questo non temono le gelate superficiali del terreno:

• Carote
• Aglio
• Cipolle
• Scalogno
• Porri
• Asparagi
• Cavolfiori
• Sedano
• Crescione
• Spinaci
• Erba cipollina
• Fave

Ci sono poi altre verdure meno utilizzate, ma comunque ideali da piantare in questo periodo dell’anno:

• Timo
• Prezzemolo
• Radicchio
• Ravanelli
• Valeriana.

A questo punto non avrai più dubbi su cosa seminare a gennaio. Ci sono anche altre piante che puoi coltivare, tra queste ci sono il basilico, la lattuga, le melanzane, i meloni, i peperoni, i pomodori, i piselli e il finocchio. Fai attenzione a tenerli sotto terra, in ambiente protetto, dopo la semina.
Qualunque ortaggio o verdura tu scelga di coltivare nell’orto, ricordati di proteggerli sempre, ricorrendo all’utilizzo di tunnel o teli di copertura in TNT.
Scopriamo insieme quali sono i lavori da fare in questo periodo dell’anno:

• La semina in semanzio
• La raccolta
• La preparazione dell’orto per i mesi primaverili

1. La semina in semanzio

A gennaio, soprattutto dove non è possibile eseguire la semina diretta a causa delle temperature eccessivamente rigide, è consigliata la semina in coltura protetta. Una delle tecniche più diffuse e apprezzate è la semina in semenzaio che deve essere realizzata seguendo degli step precisi:

• Sistema i semi in un terriccio soffice, sterile e sciolto.
• Una volta che le piante avranno sviluppato circa 4-6 foglie, in base alla varietà, trasferiscile nell’orto.
• Ricorda di sistemare il semenzaio in un luogo riscaldato per favorire la germinazione e accelerare le tempistiche naturali.

La protezione delle colture in pieno campo con i teli di copertura in TNT rimane una valida alternativa se non hai tanto tempo da dedicare alla semina in semenzaio.

Come preparare il terreno alla semina di gennaio

Preparare il terreno ad accogliere semine e trapianti è indispensabile. A gennaio, è molto probabile che il terreno sia umido o bagnato: lavorarlo quando è in queste condizioni è altamente sconsigliato. Attendi che si asciughi bene prima di metterti all’opera e, se noti che è piuttosto pesante, esegui interventi a bassa intensità per evitare che si sfaldi in grosse zolle di terra.
L’operazione senza dubbio più importante da compiere è la somministrazione del concime. Se non vuoi ricorrere all'utilizzo di concimi artificiali, puoi rendere il terreno più fertile adottando una tecnica tipica della tradizione contadina: prima del trapianto o della semina di ortaggi e verdure, effettua un’aratura di circa 30-40 centimetri e interra un fertilizzante organico (un bel letame maturo è l’ideale). Anche del compost va bene, a patto che sia perfettamente decomposto e che sia a tutti gli effetti terriccio fertile. Ricordati che bandire l’uso di fertilizzanti chimici è un ottimo modo per ridurre gli sprechi e gustare frutta e verdura più sana.

2. La raccolta

Gennaio è il mese perfetto per raccogliere tantissimi frutti. Tra la fine di dicembre e l’inizio dell’anno nuovo, infatti, l’agrumeto vede la maturazione di:

• Arance
• Pompelmi
• Cedri
• Limoni
• Mandarini
• Clementine

Per quanto riguarda la raccolta nell’orto, invece, gennaio è il mese di:

• Cavoli
• Verze
• Spinaci
• Ravanelli
• Sedano
• Radicchio
• Bietole
• Finocchi

Altre verdure da raccogliere a gennaio sono queste:

• Carciofi
• Cardi
• Tuberi (come il topinambur e la pastinaca).

Questo periodo dell’anno, inoltre, è il momento perfetto per la raccolta delle insalate invernali che vengono coltivate nei tunnel, come le cicorie, le carote e la lattuga da taglio. Non dimenticarti delle erbe aromatiche: rosmarino, timo, origano, alloro e salvia si raccolgono proprio a gennaio e sono perfette per insaporire le tue pietanze.

Altri lavori da fare nell’orto a gennaio

Se nella zona in cui vivi le temperature sono davvero proibitive e ti costringono ad un riposo forzato nel mese di gennaio, cogli l’occasione per preparare l’orto all’arrivo della stagione primaverile. I lavori che puoi eseguire sono davvero numerosi. Provvedi alla manutenzione del terreno e degli attrezzi e approfittane per organizzare la disposizione degli spazi. A questo riguardo, infatti, gennaio è il momento perfetto per progettare l’orto e dividere le aiuole: questa scelta ti permetterà di programmare per tempo la coltivazione dei mesi successivi.
In questo periodo dell’anno, puoi approfittarne per sistemare gli attrezzi ed effettuare la manutenzione di quelli manuali. Anche quelli a motore, come le motozappe, necessitano di cura e attenzione: pulisci i filtri e le candela (sostituendoli in caso di bisogno) e controlla i livelli dell’olio. È importante che siano nelle condizioni di garantire prestazioni massime.
Un’altra attività utile da eseguire a gennaio è la sistemazione dei vialetti dell’orto e dei canali di scolo: per farlo, però, accertati che il terreno non sia ghiacciato. Se nel tuo spazio all’aperto è presente un sistema di recupero dell'acqua piovana, dedicati alla manutenzione dell’impianto.

Se queste idee su cosa seminare a gennaio ti hanno aiutato per la realizzazione del tuo orto sarà interessante per te leggere anche questi consigli per Preparare l'orto in 6 passaggi e su come dividere l’orto in parcelle.
Per qualsiasi dubbio o consiglio puoi lasciare un commento nella nostra Community!

Claudia M
Redattrice
29/12/22-16:24

Le mele sono uno dei frutti più consumati al mondo. Amate da tutti e rinomate per le loro proprietà benefiche, si conservano molto più a lungo rispetto ad altri frutti. Se hai scelto di coltivare un melo in giardino, prendertene cura nel modo corretto è necessario per ottenere un raccolto soddisfacente sia in termini di quantità che di qualità. L’operazione senza dubbio più importante da compiere è la potatura perché permette di regolarizzare la produttività dell’albero. Scopriamo come eseguire la potatura del melo senza commettere errori e quali attrezzi utilizzare per ottenere un risultato ottimale.


Potatura del melo: perché è importante? - Corporate

Perché la potatura del melo è importante

La potatura del melo è indispensabile per stimolare e regolarizzare la produzione della pianta, nonché per migliorare la qualità dei frutti. A seconda di come viene eseguita, questa operazione colturale può incidere positivamente o negativamente sulla produzione. Il melo, infatti, è rinomato per produrre in abbondanza solo ad anni alterni. Se esegui la potatura nel modo corretto, hai la possibilità di mitigare questa tendenza naturale dell’albero, equilibrando le fruttificazioni e rendendole più costanti.

Potatura del melo: il periodo migliore

Il periodo migliore per la potatura del melo è la fase di riposo vegetativo, che ha luogo durante la stagione invernale. Il consiglio è eseguirla da fine novembre a fine febbraio, prima che la pianta inizi a germogliare. Il melo, infatti, resiste bene al freddo, anche dopo la potatura. Inoltre, in questo periodo dell’anno, è più facile valutare il carico di gemme perché l’albero è spoglio. Se vivi in una zona dal clima piuttosto rigido, però, ti consiglio di attendere che le temperature si alzino leggermente prima di potare l’albero per non danneggiarlo.
Lapotatura verde, ovvero quella estiva, è consigliata per le piante molto fitte perché favorisce l’illuminazione della chioma. Un altro intervento molto importante da eseguire durante la stagione estiva è il diradamento dei frutticini, che riduce la tendenza del melo di produrre abbondantemente ad anni alterni e che migliora notevolmente la qualità dei frutti.


Quando fare la potatura del melo? Corporate

Come potare il melo, la guida

La potatura del melo può essere di due tipologie: potatura di allevamento e potatura di produzione. Nonostante, in linea di massima, la procedura da seguire sia valida per ogni tipo di pianta, tieni a mente che la famiglia del melo comprende oltre trenta varietà di alberi. Alcuni di questi sono di piccola taglia, altri sono di grandi dimensioni e altri ancora a foglia caduca. Prima di cimentarti nella potatura, dunque, è indispensabile che tu conosca a fondo le caratteristiche della varietà che scegli di coltivare, così da verificare che la modalità di potatura sia adatta al tuo melo.


Come potare il melo? - Corporate

Potatura di allevamento

Quando si parla di potatura di allevamento, si fa riferimento ad un’operazione attraverso la quale puoi conferire al melo la forma che desideri. L’importante è che ne favorisca la crescita e che venga eseguita nei primi tre anni di vita della pianta. Se sei alle prime armi, la tecnica più semplice da adottare consiste nell’operare tagli netti in corrispondenza delle biforcazioni dei rami. In questo modo, la linfa che scorre all’interno della pianta non subisce interruzioni.
Assicurati di eseguire tagli puliti e di non lasciare residui. I rami da eliminare sono quelli che crescono orizzontalmente e che fuoriescono dalla chioma dell’albero, oltre che quelli improduttivi, che sottraggono importanti energie al melo inutilmente. Non dimenticarti dei rami secchi e danneggiati. Per quanto riguarda lo schema di potatura del melo, le forme che puoi conferire alla tua pianta sono numerose. Puoi effettuare la potatura in modo tale da donare all’albero una forma in cui il fusto è molto basso e le branche sono circa tre o quattro. Questo sistema è l’ideale per gli alberi di mele piantati in piccoli giardini o frutteti.
Un’altra forma di allevamento è quella a fusetto, consigliata per gli impianti molto fitti. In questo caso, bisogna eliminare i rami bassi e scegliere quelli che formeranno le prime branche, che verranno successivamente inclinate verso il basso. Uno schema di potatura del melo più libero è il taille longue. Questa tecnica di potatura asseconda la crescita naturale del melo: sarà il peso dei frutti a piegare le branche e a favorire lo sviluppo delle gemme. L’importante è eliminare i rami più bassi, quelli troppo deboli e quelli più interni alla chioma.

Potatura di produzione

Prima di eseguire la potatura di produzione del melo, è importante capire quali sono le gemme produttive dell’albero. Queste ultime, infatti, devono essere lasciate sui rami. Le riconosci perché, a differenza delle altre, producono germogli e fiori. Solitamente, inoltre, sono più grosse e tonde. Crescono sui rami che hanno almeno due anni di età e si sviluppano lì dove, in precedenza, erano presenti dei frutti.
Durante la potatura di produzione, elimina tutti i rami più grossi perché rischiano di alterare la struttura del melo. Per quanto riguarda i rami produttivi, favorisci quelli ricchi di gemme a fiore e che si sviluppano orizzontalmente. Elimina i rami che crescono in verticale e che sono poveri di gemme. Si riconoscono facilmente perché sono molto duri e nodosi.
Come avrai intuito, questo tipo di potatura è piuttosto intensa. Molto, però, dipende dal vigore dell’albero: se il tuo melo è in buono stato, ha rami forti e gode di buona salute, non necessita di essere potato molto; se, invece, il tuo albero ha rami deboli e malmessi, effettua una potatura più intensa, così da stimolare la pianta. In ogni caso, effettua tagli sempre inclinati nella direzione delle gemme, lasciando una buona porzione di legno, così che l’acqua possa scorrere tranquillamente senza causare ristagni idrici.

Attrezzi per la potatura del melo

La qualità della potatura del melo dipende anche e soprattutto dagli attrezzi che scegli di utilizzare. Forbici, seghetti e cesoie devono essere ben mantenuti e devono essere scelti in base alla grandezza dei rami da tagliare. Le cesoie, ad esempio, sono perfette per tagliare piccoli rami. Per quelli più grandi, invece, si consiglia di utilizzare un seghetto. Non dimenticare di disinfettare tutti gli attrezzi prima e dopo l’utilizzo, soprattutto dopo la potatura di alberi malati. Nella guida “I 10 migliori strumenti per potare: motoseghe, potatori e forbici da potatura” trovi informazioni utili per la scelta degli attrezzi da utilizzare in fase di potatura.


I migliori attrezzi per la potatura del melo - Corporate

Adottando gli accorgimenti giusti e utilizzando gli strumenti più adatti, eseguire la potatura del melo si rivela più facile del previsto. Procurati tutto l’occorrente necessario e mettiti all’opera per far crescere rigoglioso il tuo albero di mele. La fatica verrà ripagata da bellissimi frutti! Vuoi saperne di più sulla potatura degli arbusti? Dai un’occhiata al tutorial Potare gli arbusti! Se qualche passaggio non ti è chiaro e hai bisogno di aiuto, lascia un commento: ti risponderò in tempi brevi.

Claudia M
Redattrice
29/12/22-16:15

Dolci, saporite e ricche di proprietà nutritive, le albicocche sono tra i frutti più amati dell’estate. L’albero che le produce non necessita di cure particolari e si presta alla coltivazione sia in piena terra che in vaso. Il tuo giardino ospita un meraviglioso albicocco oppure stai pensando di piantarne uno? Per favorirne la crescita e preservarne la longevità, la potatura è senza dubbio l’operazione più importante da compiere. Scopriamo insieme come eseguire la potatura dell’albicocco nel modo corretto per far crescere l’albero rigoglioso.


La guida semplice per potare l’albicocco - Corporate

Perché la potatura dell’albicocco è importante

L’albicocco è un albero da frutto originario dell’Asia, coltivato in molte zone del Mediterraneo. È apprezzato perché non richiede cure particolari e produce bellissimi frutti anche nel nostro territorio, dove il clima è prevalentemente temperato. Se scegli di coltivarne uno, l’operazione colturale alla quale prestare maggiore attenzione è la potatura, indispensabile per far crescere l’albero in salute. Avendo uno sviluppo rapido e copioso, l’albicocco ha bisogno di essere sottoposto a potature regolari.
La potatura richiede impegno e pazienza: l’improvvisazione è vietata se non vuoi danneggiare irrimediabilmente il tuo albero. L’obiettivo è quello di controllare la produzione dei frutti e contenere lo sviluppo dei rami. Eseguire la potatura nel modo corretto è importante per conferire alla pianta la forma desiderata e permetterle di ricevere più luce. Questa operazione, inoltre, riduce il rischio di malattie e rende la coltivazione dell’albero molto più semplice.
L’albicocco ne guadagna in resistenza, robustezza e, soprattutto, in salute: la produzione sarà costante e regalerà tantissimi frutti. La potatura, infatti, incide più sulla quantità del raccolto che sulla qualità perché si basa sulla selezione e la conservazione dei rami fecondi. Per non sbagliare in fase di potatura, è importante conoscere le caratteristiche e le esigenze della varietà di albicocco che si sceglie di coltivare.


I vantaggi della potatura per l’albicocco - Corporate

Potatura dell’albicocco: il periodo migliore

La potatura dell’albicocco deve essere eseguita in diversi periodi dell’anno ed è fondamentale nei primi quattro anni di vita della pianta. È possibile distinguere tra potatura secca (o invernale) e potatura verde (o primaverile/estiva): la prima si pratica tra la fine di gennaio e la ripresa vegetativa della pianta; la seconda, invece, nei mesi caldi, tra aprile e maggio (subito dopo la raccolta) e tra settembre e ottobre (al termine della stagione vegetativa, fino alla caduta delle foglie).
La potatura secca richiede un intervento limitato: il consiglio è evitare grossi tagli, anche perché, in inverno, il legno dell’albicocco diventa più sofferente. La potatura verde è quella che richiede tagli più consistenti perché serve per aumentare il numero di rami e favorire la differenziazione delle gemme. Se ti stai cimentando nella coltivazione dell’albicocco per la prima volta, tieni a mente che il primo taglio è il più importante perché conferisce alla chioma la sua forma definitiva. I tagli successivi, infatti, avranno come obiettivo quello di eliminare i rami in eccesso e contenere lo sviluppo vegetativo dell’albero.

Come potare l’albicocco

Per capire come potare l’albicocco nel modo corretto è necessario innanzitutto distinguere tra potatura di allevamento e potatura di produzione. La potatura di allevamento serve per conferire alla chioma una forma specifica e ha uno scopo più estetico e ornamentale che produttivo. La potatura di produzione, invece, serve per aumentare la capacità della pianta di produrre i frutti. In entrambi i casi, è fondamentale non eseguire mai tagli troppo drastici. Tiene a mente che, infatti, la corteccia dell’albicocco ha tempi di cicatrizzazione molto lunghi.


Come potare l’albicocco - Corporate

Potatura di allevamento

Quando si esegue la potatura di allevamento, bisogna abbandonare l’idea di conferire alla chioma una forma perfetta. L’albicocco, infatti, è una pianta che non si adatta facilmente alle forme obbligate perché è molto vigorosa. Il consiglio, piuttosto, è sfruttare al massimo ciò che l’albero ha da offrire. Se la potatura tradizionale si basa sulla permanenza di tre o quattro rami, è molto diffusa e apprezzata la tendenza di creare forme più libere ed espanse. Questa scelta permette alla pianta di entrare con anticipo nella fase di piena produttività e facilita le operazioni di raccolta e coltivazione.
Durante la potatura di allevamento, si consiglia di accorciare i germogli a circa 50 cm di lunghezza. In questo modo, si contengono le dimensioni dell’albicocco. La cimatura dei germogli più vigorosi deve essere eseguita spesso nei primi anni di vita della pianta, oltre che ad ogni inizio del ciclo vegetativo: l’obiettivo è favorire l’emissione di rami fruttiferi. Verso la fine della stagione estiva, gli interventi di potatura devono essere mirati all’eliminazione dei rami concorrenti della cima.

Potatura di produzione

Dal quarto anno di vita in poi, il tuo albicocco sarà completamente formato e perfettamente rivestito. È a questo punto che potrai dare il via alla potatura di produzione. Tieni a mente che, negli alberi più giovani, la produzione avviene ad opera dei rami misti e dei rami anticipati, mentre, in quelli più anziani, la fruttificazione aumenta sui brindilli e sui dardi fioriferi. Evita, in ogni caso, tagli drastici perché favorirebbero l’emissione di nuovi germogli che potrebbero diventare competitivi nei confronti dei frutti.
Elimina i rami secchi e improduttivi e anche i rami in eccesso che non lasciano penetrare la luce, indispensabile per lo sviluppo dei rami produttivi. In base alla varietà dell’albicocco, puoi eseguire la potatura attraverso la tecnica del rinnovo. Quest’ultima consiste nell’accorciamento dei rami misti che crescono vigorosi ma che non producono. In questo modo, stimoli crescita delle gemme.

Tutto l’occorrente per una potatura perfetta

Prima di procedere alla potatura dell’albicocco, accertati di avere a disposizione tutti gli attrezzi per eseguire un lavoro a regola d’arte. Forbici professionali, seghe e cesoie non possono mancare. Quando l’albicocco raggiunge un’altezza considerevole, anche una scala diventa indispensabile. La guida “I 10 migliori strumenti per potare: motoseghe, potatori e forbici da potatura” può esserti utile per scegliere gli attrezzi giusti ed eseguire questa delicata operazione senza commettere errori.
Prima di ogni utilizzo, verifica che tutti gli attrezzi siano privi di ruggine, puliti e ben affilati per evitare che il legno di sfilacci durante i tagli. Questi ultimi, infatti, favorirebbero l’ingresso di parassiti e afidi e farebbero ammalare la pianta. Dopo ogni utilizzo, ricordati di immergere le lame degli attrezzi in acqua e candeggina per disinfettarle ed evitare la diffusione di eventuali malattie.


I migliori strumenti per potare l’albicocco - Corporate

La potatura dell’albicocco, come avrai notato, non è un’operazione poi così difficile da eseguire. L’importante è tenere a mente i suggerimenti che ti ho fornito e conoscere a fondo le caratteristiche della varietà che scegli di coltivare. Qualche aspetto non ti è chiaro o hai domande da fare? Lascia un commento: sono qui per aiutarti.

elisabetta.garoni
Architetto
28/12/22-14:51

Tra le porte più amate da architetti ed interior designer ci sono i modelli a filo muro la cui caratteristica più evidente è l’assenza di coprifili, di cornici e di stipiti che rendono la porta a filo muro (detta anche raso muro) completamente integrata alla parete. Sono perfette per gli interni moderni e contemporanei ma rappresentano una soluzione molto interessante anche case più classiche, dove spesso è la soluzione ottimale per collegare con discrezione gli ambienti di servizio. Disponibili sia a battente che scorrevoli, oltre che nelle versioni laccate o con effetti materici, possono essere interpretate con ironia con la carta da parati. Spazio alla creatività: i tantissimi decori, grafiche e texture delle carte da parati ti offrono infinite possibilità decorative. Qual è la tua? Ecco alcune idee da copiare.

La porta a filo muro non ha coprifili e si mimetizza con la parete - Leroy Merlin

Dov’è la porta?

Ecco la porta più semplice e lineare che ci sia interpretata in versione effetto cemento. Le porte non sono semplicemente elementi d’arredo con la loro indispensabile funzione ma vere e proprie occasioni per dare carattere alle nostre case. Che ne dici di mimetizzare la porta a filo muro con la carta da parati effetto cemento? Oltre alle carte con grafiche e disegni puoi orientarti verso inaspettati effetti materici. Perfetto per un arredamento in stile industriale, questo effetto materico si sposa con discrezione ad ogni tipo di arredo. La carta da parati ha un indiscusso potere scenografico ma ha anche il vantaggio di essere durevole e di minima manutenzione. L’applicazione sulla porta necessita di qualche speciale accorgimento: oltre alla accurata pulizia della superficie, devi fare attenzione al perfetto allineamento con in bordi e assicurarti che sia perfettamente incollata al pannello, soprattutto nel perimetro. Il risultato sarà sorprendente.

Ispirazione per parete con porta a filo muro effetto cemento - Leroy Merlin

Come in biblioteca

Puoi ottenere un effetto decisamente diverso se scegli una carta da parati molto decorativa con una stampa che riproduce una libreria. Non è perfetta per te che adori i libri? Il sistema filo muro, proprio perché non prevede controtelai con cornici e stipiti, si integra completamente con la muratura, non interrompe la grafica del disegno e permette di ottenere una superficie continua dove la porta sembra scomparire, esattamente come se fosse una grande libreria a tutta parete. Le carte da parati effetto biblioteca sono proposte in stili diversi, vintage o in versione moderna, più colorata o in bianco e nero. Per leggere in tranquillità non ti serve altro che una comoda poltrona e una lampada da lettura.

Idea per mimetizzare la porta filo muro con la carta da parati - Leroy Merlin

Vintage in bianco e nero

Se vuoi davvero rendere la tua casa unica, dovresti optare per una carta da parati vintage. I motivi floreali in bianco e nero sono sempre attuali e potrai trovare opzioni con disegni realistici e molto chic oppure interpretazioni in chiave più moderna di stampe antiche. Quello che può fare la differenza sta nei dettagli. Hai considerato che il tipo di maniglia che scegli può fare una grande differenza nell'aspetto generale del tuo spazio? Per esempio, con una maniglia dalla finitura dorata darai un tocco più classico e raffinato all’insieme oppure, con un piccolo pomolo dalla linea semplice, accentuerai l’effetto “porta invisibile”. Per dare ancora più continuità alla decorazione, applica sulla porta a battente lo stesso battiscopa presente sulle pareti.

Ispirazione vintage per il rivestimento di parete e porta - Leroy Merlin

Geometrie contemporanee anche sulla porta

Ecco un altro effetto decorativo interessante ottenuto con l’applicazione della carta da parati anche sulla porta raso muro. Lo trovo adatto ad una parete dalle dimensioni contenute a cui abbinare un colore pieno per le altre pareti della stanza. Questo è il modo per dare un senso di profondità ad un corridoio o ad un locale dalle dimensioni contenute oppure per valorizzare il disimpegno e l’ingresso. Le carte da parati più adatte per rivestire le porte sono quelle viniliche o in tessuto non tessuto perché lavabile e più resistenti agli urti di una carta dal supporto leggero. Inoltre le carte high tech sono facili da togliere rispetto alle carte degli anni 70 e se ti stanchi dello sfondo, puoi rimuoverla e sostituirla senza grandi difficoltà.

Disegno geometrico per la parete con porta invisibile - Leroy Merlin

Ti piace l’idea di una porta che si mimetizza con la parete? Hai trovato l’ispirazione giusta per riproporre nella tua casa una porta a filo muro rivestita con carta da parati? Raccontaci le tue idee nei comenti

elisabetta.garoni
Architetto
27/12/22-15:40 (modificato)

Il seminterrato è spesso un locale poco sfruttato e trascurato rispetto agli altri spazi domestici e a volte si tende a considerarlo come una soffitta dove accumulare oggetti che si usano poco o non si ha il coraggio di buttare. Può scoraggiare la scarsa luminosità, l’altezza ridotta del locale o l’areazione difficoltosa, ma è un vero peccato non sfruttare la taverna e trasformarla nel rifugio perfetto per trascorrere serate con gli amici o godersi in tutta tranquillità i pomeriggi di relax davanti al camino. Per chi possiede un seminterrato e ha la fortuna di avere o poter installare un camino è il momento di passare all’azione e arredarlo con una zona di lavoro o in una minipalestra, o nel laboratorio per i tuoi hobby. Stai cercano idee?

Idee per arredare la taverna con camino – Leroy Merlin

Dividi lo spazio per zone funzionali

Se la posizione della canna fumaria lo consente considera l’idea di installare un camino bifacciale al centro della stanza in modo da dividere lo spazio e godere dello spettacolo del fuoco scoppiettante sia dalla zona tv dove goderti un film o la partita con gli amici, sia dalla zona pranzo con un grande tavolo in legno per cene e merende. Se vuoi evitare l’effetto baita e lo stile rustico ti piace a piccole dosi, bilancia materiali e arredi e mixali con equilibrio. Puoi scegliere un pavimento in gres effetto cemento e un rivestimento decorativo in pietra a spacco per il volume con il camino. Non può mancare il legno per arredi e complementi che rendono più accogliente la taverna.

Ispirazione per dividere lo spazio con il camino bifacciale - Leroy Merlin

Sfrutta al massimo la luce

Nelle taverne le finestre si riducono in genere a bocche di lupo o a piccole aperture che non aiutano a rendere luminoso il locale. Per amplificare la luce naturale scegli il monocolore e arreda la tavernetta in stile nordico total white. Lo sappiamo bene: il bianco riflette e potenzia la luce e fa sembrare lo spazio più ampio e arioso. Dimentica il rustico e i toni scuri e abbraccia lo stile nordico per donare a una taverna piccola una personalità per nulla scontata. Anche il caminetto ha bisogno di un restyling? Costruisci con il cartongesso un volume squadrato dove alloggiare l’inserto camino e prevedi anche un vano per la legna che è anche un elemento decorativo. Scegli un pavimento in Spc effetto legno sbiancato e una carta da parati bianca e grigia con motivi geometrici. Arredi chiari, tocchi di legno naturale, un candido tappeto a pelo alto e il gioco è fatto.

Taverna tutta bianca per amplificare la luce - Leroy Merlin

Camino anche senza canna fumaria

Se non hai una canna fumaria nel punto giusto o non hai la possibilità di installarne una ex novo, puoi tranquillamente optare per un camino a bioetanolo che può essere installato senza vincoli dovunque tu lo desideri. Il bioetanolo è un combustibile liquido derivato da sostanze di origine vegetale, quindi ecologico e sostenibile, non ha bisogno di corrente elettrica né di speciali autorizzazioni, non crea fumo e cenere e la fiamma sprigiona un piacevole tepore. E’ la scelta adatta a chi non vuole rinunciare al crepitio del fuoco, alla luce danzante nella stanza e all’atmosfera raccolta e romantica del caminetto acceso. Se la tua taverna non è di grandi dimensioni ti consiglio di fare scelte minimaliste e scegliere solo pochi arredi essenziali e facili da spostare: se il tuo obiettivo è creare un ambiente dove passare del tempo con gli amici non avrai bisogno che di arredi spartani e semplici.

Ispirazione per installare un biocamino in taverna - Leroy Merlin

Valorizza la parete con il camino

Quali sono i colori da utilizzare per tinteggiare una tavernetta con camino? Non c’è una regola su come tinteggiare le pareti di casa perché il colore è un fatto molto soggettivo e ha il potere di trasmetterci energia ed emozioni in modo personale. Ci sono però delle linee guida che è bene seguire, prima fra tutte lo stile che hai scelto per arredare la tua tavernetta e in secondo luogo la necessità di renderla luminosa. Personalmente sceglierei tinte chiarissime come i bianchi appena colorati o lievi tinte pastello. Un modo per valorizzare e dirigere l’attenzione in un punto particolarmente interessante della stanza è concentrare il colore solo in un punto, per esempio sulla parete del caminetto. Con un pavimento in legno rovere miele starà benissimo il verde bosco e tessile naturale. Se ricerchi un’atmosfera avvolgente, orientati su tinte calde come l’ocra, il senape o il terracotta.

Ispirazione per tinteggiare la parete con il camino - Leroy Merlin

Hai la fortuna di avere un seminterrato? Hai trovato utili i consigli per arredare la tua tavernetta con camino? Se hai bisogno di un confronto di idee chiedi alla Community e lascia un commento qui sotto.

MaraLocatelli
Community Expert 💡
23/12/22-18:38 (modificato)

Oggi che si valutano soluzioni alternative per riscaldare casa senza gas, tra le diverse tipologie di stufe elettriche quelle che offrono un consumo a basso costo sono le stufe a infrarossi, un’alternativa innovativa al riscaldamento tradizionale della casa. Offrono la possibilità di godere di un calore confortevole e di risparmiare sui costi energetici senza ricorrere al gas. Vediamo nel dettaglio come funziona e quanto consuma la stufa a infrarossi, per capire se può rappresentare una valida soluzione per riscaldare la casa senza gas.

Stufe a infrarossi: quanto consumano le alternative elettriche al gas

Come funziona la stufa a infrarossi

Capire come funzionano le stufe a infrarossi e quanto consumano è fondamentale anche per potare stabilire se è una soluzione che risponde alle tue esigenze di riscaldamento per la casa. Ci sono diversi modelli si stufe a infrarossi alcune assicurano le emissioni di calore non appena accese e altre invece richiedono un po’ più di tempo per raggiungere la temperatura. Alcune sono alimentate con combustibile, come kerosene o gas, altre con biomasse e altre ancora sono stufe elettriche a infrarossi. Quello che le accomuna è la modalità di diffusione del calore prodotto dalla stufa e che avviene tramite gli infrarossi per irraggiamento. I raggi infrarossi sono onde elettromagnetiche che non sono visibili agli occhi umani. Trasportano calore senza produrre fumi nocivi e senza inquinare l’ambiente.

Come funzionano e quanto costano le stufe a infrarossi- Ispirazione Leroy Merlin

Stufa a infrarossi: le caratteristiche

Nella stufa elettrica a infrarossi troviamo un filamento che, quando si riscalda grazie alla corrente che alimenta la stufa, emette le radiazioni infrarosse. Il meccanismo avviene in maniera pressoché analoga con le altre tipologie di stufe: il calore emesso attraverso raggi infrarossi che si propagano nella stanza viene assorbiti dalle superfici che si trovano nel loro raggio di azione. Quindi, basta mettersi davanti alla stufa per avvertire subito il calore.
Un aspetto importante delle stufe a infrarossi elettriche è che non generano alcuna emissione di gas o di fumo, sono quindi molto efficienti e pulite per riscaldare casa. Se per l'alimentazione si attinge a fonti di energia rinnovabile, la stufa a infrarossi si rivela anche un apparecchio che riscalda in maniera ecologica. Va detto, poi, che le stufe infrarossi sono anche estremamente silenziose e possono essere installate in qualsiasi ambiente.

Le stufe a infrarossi sono silenziose - Ispirazione Leroy Merlin

Stufe a infrarossi quanto consumano e con quale resa

Per capire quanto consumano le stufe a infrarossi parti dal presupposto che il riscaldamento delle stufe elettriche a infrarossi ha una resa pari a 1 esattamente come altre stufe elettriche. Questo vuol dire che per ogni kWh elettrico consumato le stufe a infrarossi producono 1kWh termico. La stufa a infrarossi può funzionare molto bene anche senza bisogno di regolarla al massimo della potenza.
Per scegliere la stufa giusta è necessario determinare le dimensioni dell'ambiente da riscaldare e la potenza richiesta per coprire la superficie da riscaldare. Queste caratteristiche sono determinanti nel calcolare quanto consumano le stufe a infrarossi dei diversi modelli. Generalmente si può dire che una stufa a infrarossi medio-piccola può consumare tra i 300 e i 600 watt orari, mentre un modello medio-grande può arrivare fino a 1 kW orario. I risparmi energetici possono diventare ancora maggiori se si utilizzano termostati intelligenti in grado di regolare automaticamente la temperatura e ridurre il consumo energetico quando non serve più.

Quanto consuma una stufa ad infrarossi in termini economici?

Adesso che ti è chiaro il meccanismo alla base di questi apparecchi, comprendi anche che per determinare quanto consuma una stufa a infrarossi bisogna conoscere qual è la fonte che le dà corrente. Infatti, è il diverso tipo di carburante che incide su quanto consuma una stufa ad infrarossi. Il costo varia in base al tipo di alimentazione, ma anche se la inseriamo tra le tra stufe elettriche resta comunque una scelta basso consumo che garantisce un buon risparmio energetico perché riscaldano direttamente il corpo senza riscaldare l’aria. Questo è il motivo per cui si utilizzano tanto all’aperto. L’altro vantaggio è che anche il costo della stufa a infrarossi può essere contenuto (si va da qualche centinaio di euro a diverse migliaia per i pannelli in muratura) e non ci sono spese di installazione o manutenzione.

Vantaggi, costi e consumi delle stufe a infrarossi- Ispirazione Leroy Merlin

Spero di averti aiutato a chiarirti le idee su quanto consuma una stufa a infrarossi elettrica e su come funziona. Tieni presente che ci sono comunque tante altre valide alternative per scaldare casa in maniera efficace, economica e pulita. Puoi approfondire le informazioni nelle pagine del Magazine e lasciarci i tuoi dubbi o domande nei commenti.

MaraLocatelli
Community Expert 💡
23/12/22-17:01 (modificato)

Per chi ha scelto il pellet come alternativa al riscaldamento a gas, si è trovato a fare i conti con l’aumento del prezzo anche di questo materiale naturale. Alla domanda: cosa posso mettere al posto del pellet? La risposta più gettonata è: il nocciolino. Ma tu sai di cosa si tratta? Sai qual è la differenza tra nocciolino e pellet? Vuoi sapere se si possono mescolare nocciolino e pellet nella stufa? In questo articolo ti raccontiamo quando e come usare il nocciolino nella stufa a pellet, esaminiamo le caratteristiche del nocciolino e le differenze con il pellet e scopriamo i motivi per cui sta diventando un'alternativa così popolare per il riscaldamento di casa.

Quali sono le differenze tra pellet e nocciolino?

Il nocciolino è una fonte di energia pulita - un combustibile prodotto da scarti di lavorazione di noccioli delle olive, oppure gusci di nocciole, noci e pistacchi - che offre una serie di vantaggi rispetto ai combustibili fossili. Ma vediamo se e quando puoi usarlo al posto del pellet nella stufa.
Il pellet e il nocciolino sono entrambi combustibili solidi, che però presentano differenze sostanziali. Il pellet è un combustibile ricavato da segatura, trucioli di legno, scarti di lavorazione e paglia pressati ad alta temperatura.
Il nocciolino è un combustibile prodotto da l'essiccazione della nocciolina, pressata a secco. Il pellet ha un contenuto di ceneri più basso rispetto al nocciolino, circa il 3%, e quindi è più pulito. Il nocciolino produce un contenuto di ceneri più alto (fino al 10%) e non può essere pressato in modo così compatto come il pellet.


Ecco le differenze tra nocciolino e pellet - Ispirazione Leroy Merlin

Quanto costa, scalda o inquina il nocciolino?

Il prezzo del nocciolino è variabile, ma solitamente resta sempre inferiore rispetto al costo del pellet. Bisogna poi fare attenzione a quello che si compra, perché il potere calorifico del nocciolino dipende dalla varietà e anche dalla quantità di umidità presente. Per fare un esempio: il potere calorifico del nocciolino al 12% di umidità è di 4,4 kWh/kg, mentre un più economico nocciolino al 30% di umidità ha un potere calorifico di 3,5 kWh/kg. Questo significa che per produrre la stessa quantità di calore, serve un maggiore consumo di combustibile più economico. Quindi, prima di procedere all’acquisto del nocciolino con molta umidità ma meno costoso fai bene i tuoi conti.
Per quanto riguarda le emissioni nell'aria, questo tipo di combustibile non produce fumi tossici poiché non contiene grassi animali o vegetali. Tuttavia rispetto al pellet ha un maggiore contenuto di cenere che quindi influisce dell’inquinamento atmosferico.


Cosa puoi mettere al posto del pellet nella stufa- Ispirazione Leroy Merlin

Come usare il nocciolino nella stufa a pellet?

Ti chiedi se e come usare il nocciolino nei diversi modelli di stufa a pellet ? Per usare senza problemi il nocciolino come combustibile l’ideale è avere una stufa a pellet e policombustibile. Altrimenti, se hai una stufa a solo pellet non è consigliabile utilizzabile il nocciolino. La miscela potrebbe compromettere l'efficienza della stufa a causa delle diverse qualità e caratteristiche di pellet e nocciolino. Una soluzione per utilizzare il nocciolino nella stufa a pellet è apportare delle modifiche.

In alcune stufe, basta sovrapporre al braciere una lamina di metallo con fori da circa 3 mm – al posto dei 6 utilizzati per il pellet – in modo che il nocciolino non esca dai fori e bruci inutilmente. Ma per molti modelli non è sufficiente, perché succede che la coclea non aderisca al tubo o che i fori della lamina non siano compatibili con la conformazione compatta del nocciolino rendendo difficile il corretto afflusso di aria…

Insomma, anche se c’è chi racconta che modificare una stufa a pelletper renderla adatta a utilizzare il nocciolino sia semplicissimo, conviene rivolgersi a un tecnico. Anche perché una volta apportata la modifica alla stufa è necessario effettuare un nuovo settaggio dell’impianto. Va detto, poi, che ogni modifica apportata a una stufa fa decadere la sua garanzia, quindi valuta se non è meglio attendere che sia il periodo sia trascorso o che sia quasi al termine prima di apportare innovazioni.

Scopri come usare il nocciolino nella stufa a pellet- Ispirazione Leroy Merlin

Scegliere il nocciolino come combustibile per la propria casa significa avere una fonte di calore sostenibile ed efficiente, con risparmio energetico e ambientale, ma conviene farlo se hai installato una a pellet e policombustibili, appositamente studiata per essere alimentata con numerosi combustibili: pellet, nocciolino d'oliva e tanti altri.

elisabetta.garoni
Architetto
22/12/22-16:46

La vita in città può essere davvero stressante. E’ forse per questo che sempre più persone sentono il bisogno di spazi liberi, di natura, di aria pulita e di solitudine. E’ proprio per questo che la meta più ambita e desiderata è la montagna dove il tempo sembra scorrere più lento e si ha più tempo da dedicare a noi stessi e alle persone che ci stanno più a cuore. Se hai la fortuna di avere o affittare una piccola casa in montagna è il momento per personalizzarla e farla diventare il tuo rifugio. Ecco alcune idee di arredamento per la casa in montagna.

Ispirazione per un camino nella casa in montagna – Leroy Merlin

Legno, legno e ancora legno

Quello che non può mancare in una casa in montagna è il legno.
Le travi in legno a vista, gli architravi delle finestre, le porte e gli arredi devono, se possibile, essere realizzati nelle essenze proprie degli ambienti alpini: rovere, larice, abete e castagno con finiture naturali. Per creare il giusto contrasto dello stile rustico, puoi accostare al legno la pietra. Un pavimento in pietra o in gres effetto pietra ha l’indiscusso vantaggio di essere estremamente resistente agli urti quindi molto adatto ad essere “strapazzato” da scarponi e calzature che potrebbero lasciare segni indelebili su superfici più delicate. Puoi scegliere un rivestimento effetto pietra a spacco per valorizzare il camino ricavando un inserto per contenere i ciocchi di legna da ardere (e che fanno molto casa di montagna”!).

Ispirazione per arredare il living in montagna - Leroy Merlin

Arredi di legno tra design e tradizione

Scegli arredi semplici, dedicati al faidate e attrezza una parete con una serie di mensole di legno massello di abete. La bellezza di questi elementi sta nelle irregolarità: le tavole non sono squadrate ma mantengono le imperfezioni e le irregolarità del legno appena tagliato. Questo contribuirà a rendere naturale il soggiorno. Il tappeto più cool? Il tappeto in cuoio, molto comune negli anni 70 e che darà il vero tocco di stile all’ambiente. Non ti resta che accendere il camino, accomodarti tra soffici cuscini e goderti un tè bollente in perfetta sintonia con la nevicata in corso.

Arredi in legno per la casa in montagna – Leroy Merlin

L’importanza delle finestre

L’architettura alpina tradizionale era caratterizzata da finestre piccole per trattenere il più possibile il calore all'interno delle abitazioni e le dimensioni erano dettate più da tecniche costruttive che da ragioni estetiche. Oggi le case di montagna prediligono ampie vetrate che riempiono gli interni di luce e offrono viste spettacolari sul paesaggio. Non perdere l’occasione per arredare lo spazio antistante alle finestre con un ampio tappeto su cui appoggiare un tavolino di legno e un grande cuscino da pavimento per ascoltare musica rimirando il panorama. Puoi sfruttare gli elementi strutturali e trasformarli in elementi di arredo. L’architrave in legno massello sopra la vetrata diventa una robusta mensola da sfruttare come libreria. Inoltre, come alternativa al camino, puoi scegliere una stufa a legna in ferro dal design moderno e minimale o un più tradizionale modello in ghisa. Le stufe a legna hanno alto rendimento, sono sostenibili, sicure e affascinanti.

Arredi semplici per sfruttare la luce - Leroy Merlin

Angoli dedicati alle tue passioni

Prima di arredare la tua casa in montagna pensa a come utilizzerai gli spazi. Avrai giornate di lavoro al computer? Ti dedicherai al tuo hobby preferito? Organizzerai tante cene con gli amici? Rispondi a queste domande e riserva gli angoli giusti alle diverse funzioni. Per esempio, se sogni un angolo appartato per dedicarti alla lettura, posiziona la poltrona davanti a una finestra per sfruttare la luce naturale ma non dimenticare una applique o una lampada da terra per leggere nelle ore serali. Se decidi si organizzare una piccola postazione di lavoro non avrai necessariamente bisogno di luce e potrai sfruttare la zona più buia della casa. Come abbiamo già detto il legno è il materiale che non può mancare in una casa in montagna e, oltre al parquet nelle sue varianti più rustiche e con nodi a vista, puoi decidere di rivestire il soffitto con perline decorative dalla finitura naturale e opaca.

Crea un angolo deidicati al tuo hobby – Leroy Merlin

Hai la fortuna di avere un appartamento in montagna? Come hai arredato il tuo rifugio ad alta quota? Raccontaci nei commenti e se hai qualche difficoltà nella distribuzione degli arredi chiedi consigli alla Community e saremo felici di aiutarti.